Il brano proposto è parte del discorso pronunciato a Stoccolma da Nikolaas Tinbergen in relazione al metodo Alexander quando, nel 1973, gli fu conferito il premio Nobel per la medicina e la fisiologia. Tinbergen insieme con Lorenz è uno dei fondatori della moderna etologia di cui ha stabilito alcuni principi basilari.
F. Matthias Alexander aveva accertato che un uso cattivo e prolungato dei muscoli (causato, ad esempio, dallo stare seduti troppo a lungo o dal camminare troppo poco) può guastare l’intero sistema. Come conseguenza, il cervello riceve si informazioni secondo cui è tutto corretto (o, forse, informazioni che esse può interpretare così), ma in realtà tutto è sbagliato.
Una persona può sentirsi a suo agio quando si è buttata in una poltrona davanti al televisore, ma di fatto sta facendo un pessimo uso del corpo.
I moderni etologi allo stesso modo di F.M. Alexander e di W. Barlow, sono propensi a riscontrare nel cattivo uso cause fenotipiche (cioè individuali) piuttosto che genetiche.
Cè anche da dire che non deve sorprendere il fatto che una semplice e delicata manipolazione dei muscoli possa avere effetti così profondi sia sul corpo sia sulla mente.
Quanto si viene scoprendo sulle malattie psicosomatiche fa apparire in modo sempre più evidente che una distinzione rigida tra il corpo e mente risulta di scarsa utilità per la scienza medica, e può essere, anzi, un ostacolo sul suo progredire.
Ed ecco un terzo aspetto del metodo Alexander che trovo interessante dal punto di vista biologico: si tratta del fatto che ogni seduta dimostra con piena evidenza che gli innumerevoli muscoli del corpo umano funzionano senza interruzione come una rete intricatissima. Ogni volta che, con una delicata pressione viene cambiato l’atteggiamento posturale di una gamba, subito reagiscono i muscoli del collo; viceversa, quando l’insegnante ci aiuta a “rilasciare” i muscoli del collo è sorprendente vedere i movimenti molto marcati, ad esempio delle dita dei piedi.
E’ assai poco verosimile che, nel lunghissimo tempo impiegato per arrivare alla posizione eretta, gli ominidi non abbiano potuto mettere a punto un corretto meccanismo per la locomozione bipede. Quest’affermazione è supportata dal fatto sorprendente – ma provato – che anche dopo quaranta o cinquant’anni di evidente cattivo uso il corpo riesce a tornare celermente a un uso e ad un equilibrio più appropriato – e per molti aspetti più salutare – dopo poche sedute della durata di mezz’ora ciascuna.
Posizione e movimento corretti sono ovviamente comportamenti geneticamente antichi, e resistenti a influenze esercitate dall’ambiente.
Il cattivo uso – e tutte le conseguenze psicosomatiche o piuttosto somatopsichiche che ne derivano – deve pertanto essere considerato un effetto delle moderne condizioni di vita, di stress di origine culturale.
In questa occasione, per brevità, devo accontentarmi di spiegare per sommi capi il metodo Alexander. Mi preme raccomandarne l’adozione: si tratta di un metodo estremamente soffisticato per riabilitare l’armamento muscolare e, con quello, molti altri organi. Al confronto tanti sistemi fisioterapici ora largamente in uso appaiono rozzi e di circoscritta efficacia, talvolta perfino dannosi al resto del corpo.
Per concludere, dirò che mediante metodo di F. M. Alexander viene sottolineata l’importanza dell’osservazione intelligente, intendendo con questa espressione l’osservare i fatti e il cercarne le ragioni.
E’ un metodo scientifico fondamentale troppo spesso disprezzato da coloro che si lasciano accecare dal fascino delle apparecchiature, dal prestigio dei test e dalla tentazione di rivolgersi ai farmaci.
Il cattivo uso del corpo, così comune, può essere visto sotto una luce nuova se si ricorre a questo metodo empirico; molto più di quanto non ci si renda conto oggi, usiamo male il nostro corpo a causa delle stressanti e snaturanti condizioni di vita moderne.
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