Ogni uomo, donna e bambino ha in sé la possibilità di raggiungere la perfezione fisica: sta a noi ottenerla attraverso la consapevolezza e l’esercizio.
Frederick Matthias Alexander
Con il termine movimentazione manuale dei carichi (MMC) si intendono le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di una o più persone. Queste azioni includono movimenti come sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un oggetto che per le sua caratteristica o in conseguenza di condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano rischi di lesioni dorso lombari e cervicali.
Una non corretta movimentazione manuale può quindi provocare distorsioni, lombalgie (il comune mal di schiena o “colpo della strega”), ernie del disco, strappi muscolari, fino alle lesioni dorso-lombari gravi.
E’ noto che il 20% degli infortuni lavorativi avviene a livello del rachide lombare in occasione di attività di sollevamento di oggetti pesanti eseguite in modo casuale e senza alcun know how di come muovere il proprio corpo.
Ma siamo davvero sicuri che questi “atteggiamenti imprudenti” siano dannosi solo durante le ore di lavoro?
Come chiaramente evidenziato nel Titolo VI del d.lgs. n. 81/2008, il legislatore ha voluto chiaramente indicare come la principale azione preventiva sia limitata dall’eliminazione del rischio, piuttosto che considerare la componente biomeccanica relativa all’uso del corpo.
A tale proposito affronterei il problema della movimentazione manuale dei carichi in funzione dei principi della Tecnica Alexander.
Il principio di Alexander afferma che ci sono maniere di usare il proprio corpo che si rivelano migliori di certe altre.
Il concetto di uso di sè è un qualcosa di astratto e raramente viene preso in considerazione nello svolgere le differenti attività della vita. Solo in alcuni ambiti – come nella prevenzione e nella sicurezza sul lavoro – si parla specificatamente di movimentazione manuale dei carichi, che è un argomento interamente sovrapponibile al principio di uso psicofisico. La principale differenza è il campo di applicazione di questo principio.
Se per la movimentazione manuale dei carichi il campo di azione è relegato solo ai potenziali rischi in ambito lavorativo, con il concetto di uso di sè si estende a qualsiasi attività svolta durante la quotidianità.
Uso significa il modo in cui adoperare il proprio corpo momento per momento della vita: vale a dire non soltanto quando ci muoviamo in ambito lavorativo ma anche quando siamo in posizione di quiete apparente, non solo quando stiamo parlando ma anche quando stiamo pensando etc…
Di solito facciamo poca attenzione al modo in cui ci prepariamo per svolgere i nostri gesti quotidiani, il risultato è un uso del corpo automatico e mal diretto, tendenzialmente nocivo per il nostro benessere psicofisico.
La maggior parte di noi è fatalista riguardo al proprio corpo a seconda del caso ci aspettiamo di crescere alti o bassi, grassi o magri, deboli o forti etc… quando siamo giovani aspettiamo di crescere e poi di invecchiare, e mano a mano che ci avviamo verso la mezza età ci aspettiamo che il nostro corpo si deteriori: diamo per scontato che il nostro corpo e il suo potenziale sono immutabilmente condizionati dal nostro programma genetico iniziale.
Non è semplice modificare il nostro modo consueto di fare le cose semplicemente decidendo di farle in un altro modo: la nostra volontà è potenzialmente libera ma per renderla effettivamente capace di agire ci occorrono taluni principi relativi all’uso su cui basare le nostre azioni.
La Tecnica Alexander ci aiuta a contrastare gli effetti negativi della vita moderna.
Al giorno d’oggi conduciamo una vita molto sedentaria: chini sui banchi di scuola, sulle scrivanie e al computer, fermi al bancone dei negozi o alla catena di montaggio, per la maggior parte della giornata usiamo molto di più la mente del corpo incoraggiando la separazione tra la psiche e il fisico.
Durante le lezioni l’insegnante aiuta l’allievo capire in che modo che egli faccia un uso negativo di se stesso e ad assumersi la responsabilità dei suoi movimenti.
Un insegnante di Tecnica Alexander tramite l’osservazione e usando il tocco delle mani è in grado di riconoscere la manifestazione di una particolare abitudine erronea e di lavorare con l’allievo per ristabilire l’equilibrio.
Prima di modificare l’uso che facciamo del nostro corpo è necessario diventare consapevoli di quello che facciamo di come lo facciamo e di riconoscere i nostri schermi. Dobbiamo fermarci, opporre resistenza alle reazioni automatiche e pensare a come attuare il movimento in modo diverso.
Crescendo e sviluppandoci acquisiamo anche un modo personale di reagire agli stimoli. Con il tempo le nostre reazioni e il modo in cui siamo il corpo durante sia l’attività che il riposo diventano comodi e familiari. Questi modelli abituali vengono fissati e di conseguenza le nostre azioni ci sembreranno sempre normali e giuste.
L’allievo può essere o non essere consapevole dei suoi modelli di movimento abituali.
In ogni caso quando l’insegnante gli mostra come riportare in equilibrio il peso del corpo egli potrebbe sentirsi scomodo e impacciato, anche se questo nuovo stato è un miglioramento rispetto allo schema scorretto all’allievo sembrerà poco comodo e naturale.
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