Forse potrebbero suonarti meglio termini come: gobba, gobba cervicale, gobba del bisonte, schiena storta etc…
Ma cosa si intende esattamente per atteggiamento cifotico?
I lettori che seguono gli articoli del Blog su www.tecnicalexander.it sanno che le strategie derivanti dalla riscoperta e dalla pratica del movimento naturale spesso si differenziano dai più comuni metodi di movimento e di consapevolezza corporea.
Per atteggiamento cifotico intendiamo una abitudine posturale che le persone pensano di essere in grado di modificare autonomamente semplicemente pensando di mettersi dritte, raddrizzando alla meno peggio la propria schiena.
Spesso ci si affida a ginnastiche e ad esercizi postulai, infatti gli esercizi posturali nel nostro immaginario collettivo rappresentano la panacea di tutti i mali.
In rete è facile imbattersi in articoli relativi ai benefici di una corretta postura e il modo per mantenerla, questi suggerimenti si traducono spesso in esercizi o consigli per trovare, provare e realizzare la posizione migliore.
Sarà quindi facile trovare concetti che suggerscono la soluzione a seconda della situazione, quindi come avere una buona postura quando si dorme, quando si cammina, come portare e sollevare pesi, come stare seduti etc…
Spesso un suggerimento comune e vero cavallo di battaglia di molte discipline (dal pilates alle arti marziali) è quello di posizionare o spingere la testa verso l’alto, come se fosse un palloncino che fluttua nell’aria. Questo esercizio eseguito mediante una attività diretta porta a tentare e a eseguire azioni che implicano sempre uno sforzo supplementare.
Qualsiasi uso di immagini è un pratica artificiale e potrebbe portarci all’uso abitudinario (che stiamo inutilmente cercando di correggere mediante un esercizio di postura “corretta”), tra l’altro un atteggiamento vissuto dalla persona come comodo e giusto.
Inoltre un approccio di questo tipo, apparentemente logico e largamente diffuso, rischia di diventare scarsamente applicabile durante la vita di tutti i giorni perchè spesso (sempre) reagiamo automaticamente e abitualmente ai vari stimoli della vita.
La Tecnica Alexander insegna a sfruttare lo spazio tra stimolo e risposta per scegliere – consciamente – la linea di azione più appropriata.
Non esiste una posizione corretta
ma esiste una direzione corretta.
Frederick Matthias Alexander
Iniziamo dicendo che non esiste una postura e posizione corretta, cercare di mantenere una posizione oppure eseguire alcuni esercizi posturali può generare parecchia tensione.
A F.M. Alexander non piaceva la parola “postura”: preferiva parlare di uso di sé – buono o cattivo che fosse.
E’ necessario rivedere l’idea che una – buona – postura debba essere mantenuta: non siamo mai totalmente immobili, ordini motori partono in continuazione dal cervello ai muscoli per mantenere l’equilibrio ed eseguire movimenti.
La postura è quindi un momento, un fotogramma, estrapolato da un movimento spesso ben più complesso e articolato.
La postura (o posizione) è una forma, il movimento (ed equilibrio) è una qualità.
Dopo milioni di anni di evoluzione possiamo stare certi che i nostri riflessi posturali funzionano egregiamente, questo se impariamo a non interferire con essi. Il grado di interferenza con il quale andremo ad ostacolare i meccanismi naturali determinerà la bontà del nostro uso e del movimento.
Ma allora perché molte persone sviluppano anche in giovane età un atteggiamento cifotico? E ancora, gli esercizi posturali sono davvero così efficaci?
La schiena, il nostro scheletro, è una struttura instabile: le ossa non sono come un blocco di mattoni impilati uno sopra l’altro!
Stare in piedi è fondamentalmente un atto di equilibrio, è un’attività di movimento. La posizione eretta non dovrebbe essere meno dinamica di camminare, correre o saltare: quando, per esempio, si passa dallo stare in piedi alla camminata si passa da un movimento a un movimento.
Allora, cosa interferisce con i nostri riflessi posturali?
Stile di vita (arredamento, scarpe etc…), aspetti culturali (apprendimento) e abitudini sono i principali elementi che ci influenzano fin da quando siamo piccoli, i quali contribuiranno a sviluppare e rafforzare modelli di movimento e di pensiero ripetitivi (abitudinari).
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